Manuale Tecnico
Riordinando scatoloni e polverosi bauli sono incappato in una porzione di documento scritto apparentemente da me, ma che io non ho mai scritto! O forse non ancora? Lo scriverò mai?
mah… nel dubbio lo riporto.
5.1 Sistemi di Ritenzione per il Personale
In capitolo separato, ma sequenzialmente dipendente dal precedente, esaminiamo ora le differenze sui sistemi di ritenzione per il personale addetto.
Vi sono diverse scuole di pensiero, come sempre, in questo campo. La prima, tradizionalista, vede nell’evoluzione dei sistemi di ritenzione meccanici, basati sulle leggi fisiche di inerzia il bene assoluto. Contrapposta quella che ritiene tali sistemi vecchiume, magari utile si, ma che ha fatto il suo tempo. Si tratta degli entusiasti dei campi pressori. Infine, ma ne accenneremo solo in questo paragrafo, vi sono i sostenitori dell’inutilità dei sistemi di ritenzione, noti anche per lo slogan “volo libero”. Via dimezzo quella che vede nei sistemi elettromeccanici la giusta via di compromesso tra sicurezza e confort.
Il campo pressorio è una logica, seppur stranamente tardiva, evoluzione del fantascientifico “raggio traente”, evolutosi nella realtà nel Campo Attrattivo utilizzato ormai da decenni su vari mezzi sia delle forze di Polizia locali che della Marina. Nati per imprigionare i mezzi dei nemici e, successivamente, bloccare i mezzi in fuga dei delinquenti (fase del Passaggio a Civile della tecnologia, vedi capitolo 3.7) sono purtroppo ormai abbastanza comuni anche su mezzi non propriamente idonei, tanto che che nell’ultimo lustro i sequestri di tali apparati sono aumentati di alcuni ordini di grandezza.
E’ ormai storia, ma brevemente riassumiamo il tragitto che portò al campo pressorio ed alle sue evoluzioni: durante un test di iterazione fra tre differenti campi attrattivi, deciso da un tribunale per dirimere una causa civile contro la Polizia, si sviluppò una zona di interferenza che invece di attrarre respingeva. La prova fu il civile ucciso dal cestino dei rifiuti scagliato via con violenza da tale interferenza. Per la cronaca la causa fu persa dal querelante e la Polizia assieme al perito del tribunale registrarono a proprio vantaggio il brevetto del “effetto respingitivo” (nome obbrobrioso dato all’effetto scoperto casualmente). Fior fiore di scienziati si sono arrovellati per mesi per capire i meccanismi coinvolti, ma fu uno studente del secondo anno della facoltà di Fisica Patologica Applicata che, applicando la geometria toroidale, ne spiegò finalmente ai mondi il funzionamento ed i principi (vedi “Onanismo Mentale dei Caporioni e Soluzioni Geniali”, ed. Galaxy Explained).
Il Campo Pressorio sui mezzi civili inizialmente fu applicato unicamente a quelli di un certo costo e blasone poi, con l’abbassarsi dei costi, il diminuire delle dimensioni degli apparati e passati nel dimenticatoio gli incidenti di schiacciamento eccessivo di alcuni modelli, si diffuse ampiamente.
Il Campo, si sa, mantiene ben fermi i passeggeri alle poltrone di viaggio, impedendone sbalzi e movimenti non voluti. Inizialmente statico e mal visto in quanto scomodo, ottenne finalmente il successo quando si riuscì ad integrarlo ai sistemi di smorzamento inerziale. In tal modo il campo si adattava allo stato dinamico del mezzo e, di conseguenza, risultava più efficace, più comodo e meno invasivo in condizioni di non emergenza.
I sostenitori dei mezzi di ritenzione meccanici vedono però nella sua dipendenza dall’energia di alimentazione il suo più grosso difetto. In assenza di tale energia infatti, il campo si estingue, lasciando i passeggeri alla mercé degli eventi, ovvero sballotto lati nel mezzo, con possibili gravi conseguenze. Questo spiega anche lo scarsissimo successo dei sistemi portatili a pile.
Si potrebbe pensare che resterebbe comunque, ai fini della sicurezza, la protezione offerta dal campo di smorzamento inerziale, ma in assenza di energia anche questo sparisce ed inoltre, anche se attivo, non è comunque in grado di assorbire impatti violenti.
Va notato anche che sia il Campo Pressorio che i metodi meccanici, elettroattuati o meno, in caso di fault degli smorzatori si limitano unicamente a mantenere più o meno unita la gelatina in cui vengono trasformati i passeggeri, non salvano più la vita ma rendono comunque più agevole quella degli addetti alle pulizie, sempre che resti qualcosa da pulire.
Da una parte, quindi, abbiamo la comodità estrema della ritenzione pressoria (da non confondere con l’omonima sintomatologia medica cui molte specie sono soggette), dall’altra l’indipendenza da fonti di energia dei sistemi puramente meccanici, ma scomodi ed infine quella dei sistemi elettromeccanici, scomodi come i secondi ma dipendenti dall’energia come i primi, una bizzarria che vede però diversi estimatori.