Io, Puffo

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Quando entrai nel Gruppo Puffo, a fine 1986, c’erano i motociclisti affiliati FMI (federazione) e gli altri. La federazione praticamente imponeva l’iscrizione ai propri raduni e l’accettava solo se si era già iscritti alla FMI, negando iscrizione, menzioni e premi a tutti gli altri (poi i vari moto club spesso ignoravano queste direttive, per fortuna).

Inoltre la federazione non promuoveva i viaggi od il turismo, ma solo lo sport. Per questi motivi nacquero i gruppi liberi, i free group. Era il periodo in cui  ci si chiamava ancora motociclisti (tutti, federati o indipendenti). Ci si prendeva in giro (come oggi) per il tipo di moto posseduto e si finiva sempre (come oggi) ad una tavolata mangiare e bere.

Per me furono anni incredibili, pieni di viaggi anche lunghissimi, di inviti in Belgio, Francia, Germania, Spagna, ovunque! Conobbi persone fantastiche, sia appartenenti a gruppi motociclistici come il nostro sia “normali” motociclisti; gente per cui fare 500 Km per andare a trovare gli amici era normale.

In quegli anni il Gruppo Puffo era conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo motociclistico europeo (e tramite un nostro associato pure in Nord Africa). Arrivammo ad essere in 43 e ci si muoveva sempre in gruppone numeroso (anche se mai tutti e 43 contemporaneamente) in amicizia e simpatia.

La diversità nel mondo motociclistico di allora era ben vista, incoraggiata ed apprezzata da tutti.

 

Ma le cose belle, quelle veramente troppo belle, non durano poi tanto…

Come Gruppo Puffo ci scontrammo con realtà completamente diverse dalla nostra filosofia di amicizia e moto già nel 1992 e proseguimmo, ignorando volutamente regole imposte (e che mai sottoscrivemmo), proseguendo a fornire “gratuitamente” stima a tutti ed amicizia, senza nulla chiedere in cambio. Fino al 2000, anno in cui, dopo otto anni di lotte, minacce e denunce, decidemmo di tentare di convivere con queste realtà, cercando di chiarire il nostro punto di vista di “non allineati” ma nemmeno nemici di nessuno.

La cosa funzionò per qualche anno, poi nel 2004 fummo attaccati dalla quasi maggioranza dei patch club lombardi, anche da quelli vecchi come noi! Tra vaneggiamenti del tipo “voi siete appena nati” (dimostrando una conoscenza storica degna di un ravanello) chiesero molto poco gentilmente (diciamola tutta: minacciarono di violenza fisica) di levarci i nostri simboli. Ovviamente non accettammo, anche se uno di tali gruppi (del pavese, ora non esistono più HEHEHE) iniziò a diffondere la voce che “ci avevano levato i colori “, dimostrandosi falsi e vigliacchi al contempo. Un altro, con notevole fantasia, ci proibì persino di transitare per Monza, loro “zona”.

Avevamo già chiesto l’anno prima di rientrare nelle Giacche Blu d’Italia (*) un’associazione di gruppi motociclistici che avevamo contribuito a fondare nel lontanissimo 1984 e dalla quale uscimmo nel 1987 per divergenze tra le dirigenze dei Puffi e delle Giacche Blu di allora. Con loro si decise, vuoi per dimostrare le nostre buone intenzioni vuoi anche per dimostrare anche ai più scocchi (diciamo così) ed increduli che esistevamo, di consegnare i nostri simboli alle Giacche Blu.

E dopo due anni le Giacche Blu ci accettarono di nuovo al loro interno.

E … ricominciarono i casini! Infatti alcuni di quelli cattivi si infuriarono di questo nostro nuovo status, in quanto ciò non solo certificava da altri la nostra esistenza (alcuni sono arrivati a dire che il Gruppo Puffo “non esiste e non è mai esistito “, contraddicendosi da soli: ci invitavano alle loro feste! …pecunia non olet, vero ?), ma indicava ad altre associazioni motociclistiche che c’era una via diversa dal sottostare supinamente a regole imposte non dallo stato.

Un poco per la stanchezza di queste situazioni assurde, un poco perché ho tirato le somme dei miei viaggi nel 2004 (oltre 20 raduni, varie feste, oltre 43.000 Km e mi sono divertito solo poche volte, il resto era “dovere”) e per altri motivi personali, ho deciso di abbandonare il Gruppo. Basta con il dover salutare per “motivi politici” persone che non apprezzavo o addirittura disprezzavo, basta dover frequentare feste tristi per gli stessi motivi, basta dovermi preoccupare di cosa dicevo o cosa faccevo per responsabilità verso gli altri membri del Gruppo.

Divenni un motociclista indipendente (per taluni “free biker”), viaggiando ancora in moto, vedendo amici e facendo festa.

Le redini del gruppo, però, non sono state lasciate in mano alle persone giuste (mea culpa), che a fronte di nuove avversità hanno mollato il colpo, rischiando di far chiudere un sodalizio ormai più che ventennale. Verificato che le avversità, almeno quelle “legali”, erano solo bufale che non avrebbero retto in alcun tribunale, nemmeno nei nostri più disastrati, rentrai nel Gruppo con altri, per impedire l’oblio ad una storia lunga anni, una storia mia e di tanti altri, che nessuno può pensare di cancellare. Una storia di amicizie, di passione e viaggi in moto e di liberta che certuni non conosceranno mai.
Sito ufficiale del Gruppo Puffo

 

(*) Giacche Blu d’Italia (o GBI), forse il più grande e vitale “movimento” motociclistico extra FMI mai esistito in Italia.

 

Nota: sezione commentabile, evitate parolacce ed insulti gratuiti per favore.

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